Transizione digitale: il ruolo del Garante per la protezione dei dati

05 ottobre 2022Ultimo aggiornamento 11 novembre 2024
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Questo articolo è tratto dall’intervento del Dottor Agostino Ghiglia, componente dell’Autorità Garante privacy, a proposito del ruolo dell’autorità nella transizione digitale. L’occasione: l’evento organizzato da Fondazione Torino Wireless nel dicembre del 2021 e patrocinato dal Garante per la protezione dei dati personali.

La privacy non è la terza firma su un modulo

La privacy, lo dico sempre, non è la terza firma su un modulo. Quando si sente parlare di privacy, molto spesso, si cominciano a vedere delle espressioni un po' così... come per dire "Questo ci parla della privacy… pure questo, pure la privacy! Con tutte le incombenze che già abbiamo! C'è anche chi si deve occupare di una cosa così banale, così scontata, come la protezione dei dati personali…"

Pensano così, non capendo o non avendo (peggio!) la consapevolezza che oggi - mai come oggi - la protezione dei dati personali è la protezione di una forma primaria di libertà.

Il dato personale è la nostra identità più profonda, alla fine, ma anche la nostra immagine, le nostre emozioni, le nostre sensazioni, i nostri pensieri, le nostre scelte culturali, spirituali, religiose e di orientamento sessuale.

Se nessuno protegge il nostro dato personale, se non abbiamo una difesa, noi ci consegniamo tranquillamente - spero consapevolmente e di questo non sono assolutamente convinto - ad un mondo in cui i nostri diritti non avranno più uno spazio.

Non ci saranno più, perché, nel momento in cui tu vai a ledere (senza protezione) la mia sfera intima, io sono nudo. Divento un nudista digitale
 

Nudista digitale sì, ma consapevolmente

Allora, posso anche essere un nudista digitale, ma devo sceglierlo, perché mi piace. Sentiamo tante persone dire "Ma tanto io non ho niente da nascondere."

Non è vero, perché il tuo pensiero - magari il tuo sentimento, magari la tua emotività, addirittura - può essere legittimamente nascosto, non perché una cosa sia brutta, ma perché è una cosa che è tua.  

Come non condivido il mio portafoglio o il mio piatto, così non condivido la mia libertà e la mia intimità.

Ma nell'epoca digitale, in cui siamo già calati - perché noi oggi abbiamo un futuro che non ci sta davanti, ma ci sta dietro e ci sprona - non ce ne rendiamo conto.

Se digitiamo oggi su Google, per esempio - per citare uno dei grandi protagonisti di questa storia avvincente che è il presente e il futuro tecnologico - o su qualsiasi motore di ricerca "AI news" o "Intelligenza Artificiale novità", ci sciorinerebbe, per dire, mille voci. 

E di conseguenza nessuno di noi, oggi, può leggere il futuro, dal momento che oggi il futuro è già passato, perché è già uscito, e noi non lo sappiamo, mentre parliamo. 

Con l'Intelligenza Artificiale, col Deep Learning, il Machine Learning, il futuro ha avuto un'impennata. E questo futuro che ha un'impennata dove va a incidere? Va a incidere sui dati, personali e non.  

La responsabilità di proteggere il dato spetta (anche) al Garante

La responsabilità di proteggere questa forma di libertà e una parte fondamentale della nostra personalità spetta anche al Regolamento per la protezione dei dati personali e spetta anche al Garante della privacy.

Quindi non siamo la terza firma sul modulo e non siamo una cosa noiosa, perché siamo i possessori di quello che qualcuno aveva definito il nuovo petrolio, ossia il dato.

Ma anche questa è una definizione obsoleta perché, sarò io sfortunato, ma quando faccio il pieno alla macchina, non mi si ricrea il pieno, una volta che l'ho consumato. E quello è il petrolio.

Il mio dato, invece, è un dato che può essere usato, abusato e profilato in migliaia di declinazioni diverse, e quindi ha un valore immensamente superiore, perché non si consuma mai, fino a quando non dipartirò. Ma quando dipartirò avrà comunque un valore, forse temporalmente meno lungo, ma ce l'avrà lo stesso. 
Quindi forse la prima cosa che dovremmo dirci è che dobbiamo avere la consapevolezza che non siamo soltanto delle persone, ma siamo anche delle "persone-dato" o dei dati che camminano. 

Siamo dei dati che camminano

Questo dato che cammina, però, nella dimensione digitale vede la sua importanza crescere, in maniera quotidiana, fino a quando, prima o poi, il dato - la nostra identità digitale, il nostro gemellino, il nostro Minime, come lo chiamo io per chi ha visto i film di Austin Powers - crescerà sempre di più e nella nostra vita diventerà ancora più presente. Perché, con l'evoluzione della tecnologia, c'è anche l'evoluzione della macchina, quindi c'è l'evoluzione dell'industria e – secondo alcuni - la macchina sostituirà sempre di più l’attività umana.

Quando al mattino cominciamo a interagire col telefono, svegliamo il nostro gemello, lasciamo una traccia di noi stessi e lo cresciamo, come se fosse il nostro Tamagochi personale. È la nostra persona-dato e la esponiamo. Quindi, se uno espone, ci vuole qualcuno che protegge. 

E allora la protezione deriva anche dall'Autorità Garante della privacy, che arriva dopo, con sanzioni, ammonimenti, richiami, valutazioni sulle valutazioni d'impatto. Ma i primi difensori della privacy siamo noi. Non c'è nessun Garante che sia sufficiente, a fronte della nostra superficialità. 

Se siamo tutti “accettatori compulsivi”, il Garante non basta a proteggerci

Perché, se noi siamo tutti degli accettatori compulsivi, nella società moderna, se apriamo un qualunque sito e vediamo che ci compaiono le mascherine, anziché approfondire - devo dire che grazie al Garante sono già stati modificati i cookies: adesso sono un po' più avvertenti – accettiamo compulsivamente… 

Se ogni sera digito “Juventus news” e per andare a vedere se quest'anno compriamo Messi, accetto tutto, dietro questo "accetto tutto" chi c'è?

Attenzione al Signor Third…

C'è chi prende questo nostro dato e poi lo usa, lo profila, lo cambia, ma soprattutto c'è un signore che si chiama "Terzi". O meglio, visto che questi dati vanno tutti negli Stati Uniti, perché noi non abbiamo sovranità digitale, c'è il Signor "Third", che sono quei famosi Terzi a cui vengono ceduti i nostri dati a causa della nostra accettazione compulsiva.

E allora quella privacy - che all'inizio ho vissuto come una scocciatura -, se accetto tutto, sarà diventata un tana libera tutti per il Signor Terzi, cioè per tutte quelle società collegate a quel motore di ricerca, a quella società, a quella piattaforma, per potermi proporre i loro servizi. E allora se io voglio sapere in maniera superficiale se compro Messi, devo almeno aver la voglia di andare a guardare quanto mi costa sapere che Messi non verrà acquistato quest'anno né mai. Se mi costa troppo, rifiuto, tanto me lo fanno leggere lo stesso, salvo che non sia una piattaforma a pagamento.

E sulla monetizzazione del dato non apro una partentesi, perché è una discussione che è durata a lungo, anche se, ormai, sta per uscire in Italia - c'è già l'App, ma non è ancora attiva - Facebook View Points che è, sostanzialmente, una piattaforma di scambio dati contro prestazione, ma anche monetizzazione, rispetto a certi sondaggi. 

È la prima piattaforma massiva di questo tipo su cui saremo chiamati a decidere se può andare avanti o se va bloccata, perché anche lì l'Europa è esattamente divisa a metà: prima c'erano i puristi dell'intangibilità del dato, fra cui la Francia, che ha cambiato posizione, mentre la Germania è favorevole. Quindi c'è un Europa spaccata su queste opportunità…

Questo era solo un assaggio!

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